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MAURIZIO BIANCHI / M.B. + PAOLINO CANZONERI
Cryogenic Dispersal
Pre-listening Track
Tracks:
- Malfunctioning Sector
- Critical Error
- Break Balance
- Cryogenic Dispersal
(Pdf 4,03 Mb)
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"Cryogenic Dispersal" is the name of the combo album by Maurizio Bianchi and Paolino Canzoneri. Maurizio Bianchi is considered a real experimental electronics pioneer, particularly the industrial genre. An eclectic musician who did hear his first cry sound in the 80s with a big discography made of cassettes, to date rare pearl, vinyls and CDs still a destination for collectors and enthusiasts; He has since produced a number of tapes and albums including in 2015 "Pavimo", produced by Nostress Netlabel, published in a limited edition of 100 copies. Paolino Canzoneri in his experience of non-musician as he likes to be called, has always run brave musical territories and never banal, a sound research to 360° through the sounds of modular synths and beyond. Behind also he boasts numerous publications and collaborations with various artists. "Cryogenic Dispersal" is the work of two minds which, like the tracks of a train station, have traveled along parallel lines for a long time, without ever meeting. Two tracks that suddenly reached a metaphysical coincidence, the point at which everything is united and the distance becomes an utopia. The album is constitued by four tracks, 72 minutes of music, includes those who have the most intimate aspects of the human soul. Dark streets through the dark shores of consciousness, wilderness through which they articulate elements of the surrounding landscape that can give color and shape to all that's new and seemingly abstract. Sounds that evoke nature that moves through a dynamism generated by a light and shadow. Everything fades, it's lacking the earth under his feet, the echo of a cry within a hole in the center of the earth and then subsides, there is the reassessment and silence. Maurizio Bianchi says about the album: "An impressive album between electronic and electrostatic lashes bumps. The titles of the four songs are a great common denominator since they have the accident of events and this excommunication further proponents of assisted evil fatality. The music has a profound content and disintegrative of purely metallic sound with thick industrial haze that blend with synthetic expressive intensity ". An intimate album, intense and going absolutely heard since made two minds able to catapult the listener from unknown corners of the human mind. "
“Cryogenic Dispersal” è il nome dell'album dietro il quale si cela il combo costituito da Maurizio Bianchi / M.B. e Paolino Canzoneri, primo album che vede ufficialmente insieme due personalità diverse dell'elettronica. Maurizio Bianchi è considerato un vero e proprio pioniere dell’elettronica sperimentale, in particolar modo dell’industrial. Un musicista eclettico che ha fatto sentire il suo primo vagito sonore negli anni 80 con una vastissima discografia fatta di musicassette, ad oggi perle rarissime, vinili e CD ancora meta di collezionisti e di appassionati; da allora ha prodotto una serie di nastri e album tra cui nel 2015 “Pavimo” , prodotto da Nostress Netlabel, pubblicato in edizione limitata di 100 copie. Paolino Canzoneri nella sua esperienza di non-musician come ama definirsi, ha sempre percorso territori musicali coraggiosi e mai banali, una ricerca sonora a 360° attraverso i suoni dei synth modulari e non solo. Alle spalle vanta anch’egli numerose pubblicazioni e collaborazioni con artisti di varia elevatura. “Cryogenic Dispersal” è il lavoro di due menti che, come i binari di una stazione ferroviaria, hanno viaggiato su linee parallele per molto tempo, senza mai incontrarsi. Due binari che improvvisamente raggiunto una coincidenza metafisica, il punto in cui tutto si unisce e la distanza diventa un’utopia. Maurizio Bianchi e Paolino Canzoneri hanno realizzato un disco che in quattro tracce, 72 minuti di musica, racchiude quelli che sono gli aspetti più intimi dell’animo umano. Strade buie attraverso gli oscuri lidi della coscienza, lande desolate attraverso cui si articolano elementi del paesaggio circostante che riescono a dare colore e forma a tutto ciò che c’è di nuovo e apparentemente astratto. Sonorità che rievocano la natura che si muove, attraverso un dinamismo generato da un gioco di luci e ombre. Tutto si attenua, sembra che manchi la terra sotto ai piedi, l’eco di un urlo all’interno di una voragine al centro della terra e poi si placa, c’è il riassesto e il silenzio. Maurizio Bianchi commenta l'album con parole forti e chiare “Un album imponente fra asperità elettroniche e frustate elettrostatiche. I titoli dei quattro brani rappresentano un ottimo comune denominatore poiché hanno l'incidentalità degli eventi e questo scomunica ulteriormente i fautori della fatalità male assistita. La musica possiede una sostanza profonda e disintegrativa del suono puramente metallizzato con dense nebulosità industriali che si amalgamano con sintetica intensità espressiva“. Un disco intimo, intenso e che va assolutamente ascoltato poiché realizzato da due menti in grado di far catapultare l’ascoltatore presso angoli ignoti della mente umana.”
La collaborazione tra Paolino Canzoneri e Maurizio Bianchi può apparire inaspettata, per certi versi addirittura innaturale. Per chi conosce le produzioni di questi due sperimentatori elettronici nostrani, nonché i rispettivi retroterra sonori e culturali, questo disco risulta una sorpresa assoluta. In realtà, ascoltandolo con l'attenzione che merita, si fa spazio l'impressione che le congiunzioni e le consonanze, in primo luogo emotive, tra Bianchi e Canzoneri siano più profonde di quanto si possa credere. Benché, cioè, gli interventi di Canzoneri sull'oscuro sound di Bianchi siano intelligibili e riconoscibili, e viceversa, l'amalgama tra due ispirazioni solo all'apparenza difficilmente riducibili l'una all'altra finisce per avere la meglio, senza, però, mai raggiungere un sommario definitivo – programmaticamente estraneo alle intenzioni dei due autori. Vale a dire che le contraddizioni tra approcci così profondamente condivisibili nelle rispettive strutture non giungono mai a una sintesi, generando una dialettica negativa – appunto senza soluzioni – in cui la mancata riconciliazione degli opposti finisce, praticamente, per schiantarsi sul nulla. Da qui un lavoro monumentale, lunghissimo, che necessita di un ascolto attento e concentrato. Quattro estenuanti brani di circa 18 minuti ciascuno, che stritolano l'ascoltatore, lo trascinano per certi versi gentilmente all'interno di un gorgo dal quale è difficile uscire. Ecco, la mancanza di vie di fuga, l'aggiunta del peggio al peggio, la disintegrazione irreversibile come prospettiva teleologicamente negativa, distopica – quasi una teologia politica della dissoluzione: sono queste, forse, le espressioni che meglio danno conto della poetica post-umana adottata e sviluppata da Bianchi e Canzoneri. Infiniti monoliti sonori, statici, senza tempo né scampo avvolgono il fruitore, impedendogli, di fatto, di tornare indietro dal viaggio, di dimenticare le rivelazioni impresse tra frequenze nerissime e disturbate, tra folate di rumore tagliente che, a un volume alto, rischiano di fare davvero male. Inutile, invero, soffermarsi sulle specifiche caratteristiche di ciascuna traccia. Basti qui dire che l'incipit del lavoro è già ampiamente esplicativo : un ambient dronico che non ammette cedimenti senza, tuttavia, risultare estremistico. Un'intransigenza misurata. Un nichilismo talmente programmatico da perdere ogni tratto di aggressività, ineluttabile qual è. Nel secondo movimento, forse per la prima volta nella sterminata discografia di Bianchi, si insinua un beat sarcasticamente ruffiano, continuo e, nei suoni, contemporaneo, che fa da sfondo alle nefandezze e alle distorsioni dello storico autore di pietre miliari quali Symphony for a Genocide o Endometrio. La terza traccia, di nuovo, vede un fraseggio, per così dire, di Canzoneri fare da sfondo in modo ripetitivo e continuo – e molto efficace – alle liturgie di Bianchi. Infine, senza catarsi né liberazione, senza esplosioni o mutamenti che possano far pensare a uno spiraglio, l'ultima traccia assesta il colpo definitivo. E non perché presenti variazioni di rilievo rispetto a quanto proposto in precedenza, ma per il fatto di sancire un deterioramento inguaribile. Che dietro questo non facile abisso sonoro, dietro questo bad trip senza droghe, si celi una riflessione metafisica su una perdita della quale non è dato sapere, su una mancanza originaria della cui assenza Bianchi e Canzoneri hanno inspiegabilmente deciso di farsi cantori e testimoni, è indubbio.
La collaborazione tra Paolino Canzoneri e Maurizio Bianchi può apparire inaspettata, per certi versi addirittura innaturale. Per chi conosce le produzioni di questi due sperimentatori elettronici nostrani, nonché i rispettivi retroterra sonori e culturali, questo disco risulta una sorpresa assoluta. In realtà, ascoltandolo con l'attenzione che merita, si fa spazio l'impressione che le congiunzioni e le consonanze, in primo luogo emotive, tra Bianchi e Canzoneri siano più profonde di quanto si possa credere. Benché, cioè, gli interventi di Canzoneri sull'oscuro sound di Bianchi siano intelligibili e riconoscibili, e viceversa, l'amalgama tra due ispirazioni solo all'apparenza difficilmente riducibili l'una all'altra finisce per avere la meglio, senza, però, mai raggiungere un sommario definitivo – programmaticamente estraneo alle intenzioni dei due autori. Vale a dire che le contraddizioni tra approcci così profondamente condivisibili nelle rispettive strutture non giungono mai a una sintesi, generando una dialettica negativa – appunto senza soluzioni – in cui la mancata riconciliazione degli opposti finisce, praticamente, per schiantarsi sul nulla. Da qui un lavoro monumentale, lunghissimo, che necessita di un ascolto attento e concentrato. Quattro estenuanti brani di circa 18 minuti ciascuno, che stritolano l'ascoltatore, lo trascinano per certi versi gentilmente all'interno di un gorgo dal quale è difficile uscire. Ecco, la mancanza di vie di fuga, l'aggiunta del peggio al peggio, la disintegrazione irreversibile come prospettiva teleologicamente negativa, distopica – quasi una teologia politica della dissoluzione: sono queste, forse, le espressioni che meglio danno conto della poetica post-umana adottata e sviluppata da Bianchi e Canzoneri. Infiniti monoliti sonori, statici, senza tempo né scampo avvolgono il fruitore, impedendogli, di fatto, di tornare indietro dal viaggio, di dimenticare le rivelazioni impresse tra frequenze nerissime e disturbate, tra folate di rumore tagliente che, a un volume alto, rischiano di fare davvero male. Inutile, invero, soffermarsi sulle specifiche caratteristiche di ciascuna traccia. Basti qui dire che l'incipit del lavoro è già ampiamente esplicativo : un ambient dronico che non ammette cedimenti senza, tuttavia, risultare estremistico. Un'intransigenza misurata. Un nichilismo talmente programmatico da perdere ogni tratto di aggressività, ineluttabile qual è. Nel secondo movimento, forse per la prima volta nella sterminata discografia di Bianchi, si insinua un beat sarcasticamente ruffiano, continuo e, nei suoni, contemporaneo, che fa da sfondo alle nefandezze e alle distorsioni dello storico autore di pietre miliari quali Symphony for a Genocide o Endometrio. La terza traccia, di nuovo, vede un fraseggio, per così dire, di Canzoneri fare da sfondo in modo ripetitivo e continuo – e molto efficace – alle liturgie di Bianchi. Infine, senza catarsi né liberazione, senza esplosioni o mutamenti che possano far pensare a uno spiraglio, l'ultima traccia assesta il colpo definitivo. E non perché presenti variazioni di rilievo rispetto a quanto proposto in precedenza, ma per il fatto di sancire un deterioramento inguaribile. Che dietro questo non facile abisso sonoro, dietro questo bad trip senza droghe, si celi una riflessione metafisica su una perdita della quale non è dato sapere, su una mancanza originaria della cui assenza Bianchi e Canzoneri hanno inspiegabilmente deciso di farsi cantori e testimoni, è indubbio.
Pietro Maltese-BrusioNetLabel
Release Date: November 30th, 2016
Total running time: 1h / 12m / 17s
Product ID: NN_CD013_01_17
Format: CD Digipack Ltd Ed. 300 Copies
License: CC BY-NC-ND 4.0
Total running time: 1h / 12m / 17s
Product ID: NN_CD013_01_17
Format: CD Digipack Ltd Ed. 300 Copies
License: CC BY-NC-ND 4.0